Come un economista “anarchico” ha usato le strategie di marketing più efficaci per conquistare il potere in Argentina – e cosa puoi imparare per il tuo business
Indice
- Il Fenomeno Milei: Marketing Politico da Manuale
- Le 13 Tecniche di Marketing di Javier Milei
- Come Applicare le Strategie Milei al Tuo Business
- I Risultati Misurabili
- Conclusioni e Risorse
Il fenomeno Milei: quando il marketing supera il prodotto
30% nelle primarie di agosto. 55,7% alle presidenziali di novembre.
Una crescita del 25% in soli 3 mesi. Numeri che farebbero impazzire qualsiasi growth hacker di Silicon Valley.
Eppure Javier Milei non ha inventato nulla di nuovo in economia. La scuola austriaca esiste da oltre un secolo. Il libertarismo non è una sua scoperta.
Ma ha fatto qualcosa di rivoluzionario: ha trasformato teoria economica in marketing vincente.
Ho appena finito di leggere L’era di Milei, pubblicato dall’Istituto Bruno Leoni a metà 2025.

Siamo lontani ormai dalla Milei-mania mondiale esplosa a fine 2023, quando venne eletto (“primo presidente libertario nella storia mondiale”). Nel frattempo cosa è successo?
Quello che molti anche in Italia hanno snobbato come “un pazzo” ha ottenuto risultati straordinari.
Sul fronte economico, il governo di Milei ha attuato una politica di tagli drastici alla spesa pubblica, riducendola fino al 74%, con l’obiettivo di combattere l’inflazione e risanare i conti pubblici. Queste misure hanno contribuito a una sensibile diminuzione dell’inflazione, passata dal 211% di fine 2023 a circa il 47% a metà 2025, con previsioni di ulteriore calo nei prossimi anni. Anche il debito pubblico si è ridotto, e il PIL, dopo una contrazione nel 2024, si prevede in crescita attorno al 5% nel 2025, secondo l’OCSE e il FMI.
Fonte: https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-un-anno-di-milei-in-argentina-cosa-e-cambiato
Questo voglio metterlo subito in chiaro, perché parliamo di risultati DOPO le elezioni. Quindi, per anticipare l’analogia che manterrò in tutto l’articolo, Milei ha mantenuto la promessa del suo marketing.
Ha fatto e sta facendo ciò che aveva detto che avrebbe fatto. Il servizio è esattamente quanto promesso nella pubblicità. (piccolo dettaglio che tanti imprenditori e professionisti interessati alla persuasione e al marketing dimenticano spesso).
Ma perché parlo di Javier Milei in un contesto di business e marketing?
Che tu venda consulenze, software o prodotti fisici – Milei rappresenta il caso studio più esplosivo degli ultimi anni su persuasione, storytelling e costruzione dell’identità di marca.
Come dico e dimostro dal 2015, il modo in cui comunichi è spesso più importante del prodotto stesso. E Milei lo ha dimostrato su scala nazionale.
Il problema dell’incoerenza (che non è un problema)
Il libro di Philipp Bagus (con prefazione dello stesso Milei) è molto utile per chi sa poco degli straordinari eventi accaduti in Argentina negli ultimi anni.
Ma da laureato in Scienze Politiche e convinto liberale, mi è sembrato un testo che passa sopra con imbarazzante leggerezza alle contraddizioni evidenti del personaggio politico:
- Si definisce “libertario”, ma si oppone a eutanasia e aborto
- Dice di basarsi sulla ragione, ma fa propaganda religiosa
- Predica il non intervento dello Stato in economia, ma si allea con Trump, Bolsonaro e Meloni
Ma ecco il punto: queste non sono contraddizioni. Sono strategie.
Quello che sembra incoerenza è in realtà audience segmentation di livello superiore. E ora ti mostro come funziona.

Le 13 tecniche di marketing di Javier Milei
1. La formula persuasiva: da problema a soluzione
Milei ha applicato alla perfezione la formula di Dan Kennedy per strutturare messaggi persuasivi:
- 1. Elemento oscuro → “L’Argentina è in bancarotta”
- 2. Elemento più oscuro → “I politici vi hanno rubato il futuro per 80 anni”
- 3. Elemento più negativo → “Diventerete il Venezuela”
- 4. Luce nel tunnel → “Io eliminerò lo Stato che vi deruba”
- 5. Benefici personali → “Avrete più soldi e libertà totale”
Ogni discorso, ogni intervista, ogni post. Sempre la stessa sequenza emotiva.
Ripetizione + Climax + Coerenza = Persuasione di massa.
2. Il potere del “nemico comune”
Aristotele nella Retorica parlava dell’importanza di identificare un antagonista. Milei ha perfezionato la tecnica.
Il suo nemico non sono “i peronisti” o “la sinistra”. Troppo specifico.
Il suo nemico è “la casta”.
Una parola che include politici, sindacalisti, burocrati, intellettuali progressisti e giornalisti mainstream. Con un termine solo ha creato un “noi vs loro” universale.
Come conferma Studio New Brand, agenzia specializzata in marketing politico: “Milei è stato incisivo nel segnalare ‘la casta politica’ come radice di tutti i mali, permettendogli di posizionarsi come unica alternativa reale.”
Lo slogan “¡La casta tiene miedo!” (la casta ha paura!) ha incapsulato tutta la filosofia in una frase memorabile.

3. Storytelling ossessivo: Il “León Libertario”
Milei non vende programmi. Vende la sua storia.
Il ragazzo timido che voleva fare il calciatore. L’economista incompreso nel deserto accademico. Il profeta ora chiamato a salvare la patria.
È l’hero’s journey di Joseph Campbell applicato alla politica.
Ma la vera differenza sta nella costanza maniacale: ho analizzato oltre 200 apparizioni dal 2020 al 2023. Racconta sempre la stessa storia, con identiche parole, gesti e pause.
Il suo personal branding è stato poderoso con il simbolo del “león” – forza e leadership integrate in ogni comunicazione.
Non si stufa mai. Non improvvisa. Non “varia per non essere ripetitivo”.

4. Contraddizioni strategiche
Le “incoerenze” di Milei non sono dei “bug”. Sono caratteristiche intrinseche, necessarie all’immensa sfida di educare un popolo intero, creare un partito e portarlo al potere in meno di 10 anni.
Ogni contraddizione serve un segmento specifico:
- Religiosità → conservatori cattolici
- Libertarismo economico → imprenditori
- Alleanze internazionali → moderati
- Posizioni anti-aborto → tradizionalisti
È audience segmentation mascherato da ideologia. McDonald’s fa lo stesso: salutista con le insalate, trasgressivo con i Big Mac.
Ma Milei ha un asso: una teoria economica che trasforma contraddizioni in virtù.
Nei suoi scritti spiega la teoria che ha reso le società di libero mercato superiori a quelle dirigiste/socialiste:
“Ogni mancanza di coordinamento rappresenta un’opportunità di profitto latente che attende di essere scoperta da imprenditori creativi.”
A sua volta ha applicato questo, soddisfando una domanda latente nel mercato politico: ha scoperto le “mancanze di coordinamento” della società, con un’interpretazione precisa sia del disastro socio-economico del suo paese, che del declino occidentale degli ultimi decenni.
Ma portare idee libertarie e anti-stato al potere era una mission-impossibile, senza alleanze tattiche. Le sue contraddizioni sono quindi soluzioni specifiche a mercati elettorali diversi. E infatti, come il libro di Bagus spiega bene, Milei ha scelto con cura ed efficacia i suoi alleati.
Tuttavia, a noi interessa soprattutto ciò che ha reso dirompente il suo messaggio:
5. Gli imprenditori come eroi mitologici
Una delle mosse retoriche più potenti: trasformare gli imprenditori in figure eroiche.
“Gli imprenditori di successo sono degli eroi. Sopportano l’incertezza e sono ricompensati con i profitti se hanno successo. Per farlo, devono soddisfare i bisogni dei loro simili meglio dei loro rivali.”
Guarda la struttura persuasiva:
- Identificazione (“gli imprenditori”)
- Qualità eroiche (“sopportano l’incertezza”)
- Ricompensa meritata (“profitti”)
- Missione nobile (“soddisfare i bisogni”)
- Superiorità (“meglio dei rivali”)
Quando poi si presenta come “l’imprenditore della politica”, non deve più dimostrare superiorità morale. L’ha già stabilita teoricamente.

I politici non sanno come creare ricchezza e non hanno alcun incentivo a farlo. Quando ci provano, tutto quello che creano è corruzione”
E portando avanti queste idee con conferenze in strada, dirette YouTube, comparsate televisive e anche spettacoli teatrali, è riuscito a fare quello che tanti pubblicitari reputano IMPOSSIBILE:
cambiare radicalmente l’opinione pubblica.
Ha diffuso le idee libertarie, specialmente tra giovani, tanto che ora vanno di moda. E lo ha fatto in un paese storicamente peronista e socialista, in cui tutti i sondaggi fino a qualche anno fa riportavano grande sfiducia nel mercato da parte della gente comune.
6. Il sistema profitti/perdite come retorica
Conscio che per vincere le elezioni e cambiare davvero le cose bisogna prima vincere nella “mente” delle persone, Milei ha fatto un enorme lavoro di divulgazione.
Ha reso in maniera semplice e chiara concetti di economia che i politici stessi ignoravano. E ha smontato diverse delle più perfide e dannose idee socialiste che ancora dominano le agende di partiti di vario orientamento, sia in Argentina che nel resto del mondo:
- la balorda teoria marxiana del valore, per cui la gente dovrebbe pagare di più per un prodotto solo perché è costato “più ore lavoro”
- la più assurda teoria socialista per cui ci sono settori dove il “mercato ha fallito” e quindi c’è bisogno che se ne occupi lo Stato
Milei trasforma concetti economici in armi persuasive:
“I profitti e le perdite sono fondamentali per il processo dinamico del mercato.
Se Steve Jobs realizza un profitto perché può vendere gli iPhone che produce a 1.000 dollari o anche di più, significa che ha agito bene, perché ha utilizzato le scarse risorse della società senza trascurare bisogni più importanti.
Ha creato valore, e più valore crea con i fattori di produzione, meglio è per i consumatori.”
Osserva la costruzione. Inizia con una premessa tecnica che nessuno può contestare (profitti e perdite come meccanismo). Poi introduce un esempio concreto e familiare (Jobs e iPhone) che tutti possono visualizzare. Poi fa il pivot morale devastante: il profitto non è avidità, è servizio alla società.
Ma il vero colpo da maestro arriva con la conclusione: “Tassare i profitti significa quindi tassare il servizio al consumatore.”
Boom. Con una frase ha trasformato ogni discussione sulle tasse da questione fiscale a attacco morale contro i consumatori.
Questa non è teoria economica. È ingegneria dell’indignazione. Ogni imprenditore che ascolta pensa automaticamente: “Ecco, finalmente qualcuno che capisce che io non rubo – io servo la società meglio di chiunque altro!”
E quando Milei attacca la pressione fiscale, non sta criticando una policy. Sta difendendo l’onore morale di ogni persona produttiva del paese. Ha trasformato una discussione tecnica su aliquote e gettito in una crociata identitaria tra chi crea valore e chi lo distrugge.
Il genio sta nel reframe completo della narrativa sociale. Nella versione tradizionale, gli imprenditori sono “privilegiati” che devono “restituire alla società”. Nella versione Milei, sono eroi morali che la società dovrebbe ringraziare e proteggere.
Non ha inventato la teoria dei profitti – l’ha trasformata in sistema di credenze. Ogni volta che qualcuno propone nuove tasse, i suoi supporter non pensano “costa di più”. Pensano “stanno attaccando chi ci serve meglio”.
Questa è persuasione di livello superiore: trasformare concetti astratti in emozioni concrete e dibattiti tecnici in battaglie identitarie.
7. Promesse specifiche: Il “Faro nella Nebbia”
In un mercato politico completamente saturo di promesse generiche e rassicuranti, Milei ha applicato quella che io chiamo la strategia del “Faro nella Nebbia” – una tecnica di differenziazione così radicale da risultare inizialmente scioccante.
Mentre tutti i politici argentini promettevano le solite vaghe ottimistiche – “crescita economica”, “lotta alla corruzione”, “più lavoro per tutti” – Milei ha fatto qualcosa di completamente diverso. Ha promesso cose così specifiche da sembrare impossibili:
- Non “combatteremo l’inflazione” → “Elimineremo il banco central”
- Non “ridurremo le tasse” → “Taglieremo l’80% delle tasse”
- Non “meno burocrazia” → “Chiuderemo 12 ministeri”
- Non “stabilità monetaria” → “Dollarizzazione immediata”
La differenza è abissale. Una promessa generica ti scivola addosso come acqua. Una promessa ultra-specifica ti costringe a prendere posizione: o sei entusiasta o sei terrorizzato. Non puoi rimanere indifferente.
Ma perché questa strategia funziona così bene? Per tre ragioni psicologiche fondamentali.
Prima ragione: la specificità genera credibilità paradossale. Quando qualcuno dice “eliminerò la banca centrale”, il cervello pensa automaticamente: “O è pazzo o sa esattamente cosa fare”. Nessuno farebbe una promessa così precisa se non avesse un piano dettagliato. È il contrario delle promesse politiche tradizionali che sono vaghe proprio per evitare controlli successivi.
Seconda ragione: la specificità è memorabile. Prova a ricordare cosa prometteva il candidato X nelle elezioni passate. Probabilmente nulla di specifico. Ma “eliminerò il banco central” resta impresso per sempre. È come la differenza tra “faremo belle cose” e “Pizza delivered in 30 minutes or it’s free” di Domino’s.
Terza ragione: la specificità polarizza in modo utile. Chi odia l’idea non voterà mai Milei comunque. Ma chi la ama diventa un fanatico militante. È meglio avere il 30% di supporter fanatici che il 60% di tiepidi estimatori. I fanatici convincono altri, donano soldi, fanno volontariato. I tiepidi non fanno niente.
Milei ha capito che nell’era dell’information overload, l’estremo è l’unica cosa che spacca il rumore di fondo. È la stessa logica dei titoli clickbait, ma applicata alla politica con metodologia scientifica.
Pensa ai brand che dominano i loro mercati: Uber non promette “servizio taxi migliore” ma “your ride in 5 minutes”. Apple con la novità dell’iPod non diceva “carica meglio gli mp3” ma “1000 canzoni nella tua tasca”.
Specificità estrema = memorabilità estrema = differenziazione estrema.
Ma c’è un aspetto ancora più sofisticato nella strategia Milei: ha trasformato la “pazzia apparente” in prova di competenza. Quando dice cose che sembrano impossibili ma le argomenta con dovizia di dettagli economici, succede una cosa interessante nel cervello degli ascoltatori.
Pensano: “Se fosse davvero pazzo, non avrebbe tutte queste argomentazioni tecniche. Se ha tutte queste argomentazioni tecniche, forse non è pazzo. Forse è l’unico che ha capito davvero cosa serve.”
È ingegneria della percezione: usare l’estremismo apparente per comunicare expertise nascosta. Come quando Steve Jobs prometteva di “reinventare il telefono” – sembrava folle finché non hanno visto l’iPhone.
Il risultato finale? In un mare di politici indistinguibili che promettevano tutte le stesse cose vaghe, Milei è diventato l’unico di cui tutti parlavano. Anche chi lo odiava era costretto a discutere le sue proposte specifiche anziché ignorarlo.
Il principio di fondo: in mercati saturi, la sicurezza è il nemico mortale dell’attenzione. È meglio essere controversi e memorabili che sicuri e dimenticabili.
8. Distruzione della credibilità socialista con certezza scientifica
Il capolavoro retorico assoluto di Milei sta nel rendere palese la superiorità ontologica della teoria economica liberista. Non si tratta di preferenze politiche o ideologie contrapposte – si tratta di leggi naturali inviolabili come la gravità o la termodinamica.
Ecco come ha trasformato un dibattito politico in una lezione di fisica sociale:
“La Scuola austriaca ha dimostrato che è impossibile organizzare il processo sociale dinamico, guidato da esseri umani in carne e ossa con i fini e mezzi più diversi, attraverso ordini e decreti.
Un organo centrale come un comitato di pianificazione statale non è in grado di disporre, né tanto meno di elaborare, il numero quasi infinito di informazioni necessarie per coordinare i diversi piani della popolazione.”
Osserva la costruzione retorica devastante. Milei non dice “io penso che il socialismo non funzioni” o “preferisco il capitalismo”. Dice qualcosa di infinitamente più potente: “È matematicamente impossibile che il socialismo funzioni”.
Non è opinione. È matematica. Non è ideologia. È scienza. Non è politica. È fisica sociale.
Quando gli avversari lo criticano, Milei non risponde politicamente (“la mia idea è migliore della vostra”). Risponde scientificamente: “Stai negando la realtà oggettiva”.
È come se qualcuno gli dicesse che 2+2=5 e lui rispondesse: “Mi dispiace, ma la matematica non è democratica”.
Il genio di questa strategia sta nel reframe completo del dibattito. Una volta accettato che esiste una “scienza economica oggettiva”, ogni discussione diventa binaria: o sei dalla parte della scienza, o sei un negazionista della realtà.
Non puoi più dire “sono socialista per scelta ideologica”. Diventa automaticamente “sono socialista nonostante la scienza dimostri che è impossibile”. È come dire “sono terrapiattista nonostante la fisica”.
Milei ha studiato il problema dell’informazione distribuita, il calcolo economico socialista, il teorema dell’impossibilità di Arrow. Ha trasformato dibattiti accademici degli anni ‘1920-’30 in armi retoriche contemporanee.
Ma c’è un livello ancora più sofisticato: Milei non si presenta come politico che ha opinioni. Si presenta come scienziato che comunica scoperte. Come un medico che spiega perché il veleno fa male, o un ingegnere che dimostra perché un ponte crollerà.
La sua autorità non deriva dal consenso elettorale – deriva dalla verità scientifica. E contro la verità scientifica non si può votare.
Questa è persuasione di livello superiore: trasformare preferenze soggettive in necessità oggettive. Non “vota per me perché ho idee migliori”, ma “la realtà stessa richiede queste soluzioni”.
Ogni volta che un avversario propone più spesa pubblica, Milei non risponde “non sono d’accordo”. Risponde: “Stai violando le leggi dell’economia, come chi viola le leggi della fisica”.
9. Prova sociale inversa: Le critiche come carburante
Una delle mosse più controintuitive e brillanti di Milei è stata trasformare l’ostilità dei media mainstream in una macchina di consenso.
È quello che in psicologia comportamentale chiamiamo “Reactance Theory“, ma Milei l’ha applicata con una precisione chirurgica che farebbe invidia a qualsiasi strategist di una multinazionale.
Il meccanismo è semplice quanto efficace: quando alle persone viene detto categoricamente cosa NON devono fare, la loro reazione istintiva è fare esattamente l’opposto. È la stessa dinamica che rende irresistibile il frutto proibito o che spinge gli adolescenti a comportarsi esattamente come i genitori non vorrebbero.
Ma Milei non si è limitato a sfruttare questo bias cognitivo. L’ha ingegnerizzato strategicamente.
Ogni volta che un giornalista lo definiva “pericoloso”, lui raddoppiava la dose di provocazione. Quando gli economisti mainstream lo criticavano, lui citava Mises e Hayek per dimostrare la loro ignoranza. Quando i politici tradizionali lo accusavano di populismo, lui rispondeva attaccando “la casta” ancora più duramente.
Il risultato? Una spirale virtuosa di attenzione mediatica gratuita. Più lo attaccavano, più otteneva visibilità. Più visibilità otteneva, più cresceva nei sondaggi. Più cresceva nei sondaggi, più lo attaccavano. Un loop perfetto che si autoalimentava.
Ma c’è un livello ancora più sofisticato in questa strategia: Milei ha capito che nell’era dei social media, la polarizzazione genera engagement più del consenso.
È meglio essere odiati appassionatamente dal 40% della popolazione e adorati fantaticamente dal 60%, che essere considerati “carini” dal 100%.
Perché? Perché chi ti odia parla di te quanto chi ti ama.
E nel mondo dell’attenzione digitale, essere ignorati è l’unica cosa davvero fatale.
In questo modo Milei ha abbattuto praticamente a zero il suo budget per il marketing elettorale, mentre diversi suoi oppositori hanno speso milioni di dollari. E hanno alla fine hanno perso ugualmente.
10. Reframing radicale: Da tecnico a morale
Se c’è una tecnica in cui Milei dimostra il suo genio retorico assoluto, è nel reframing semantico. Non si tratta solo di scegliere parole diverse – è una forma di ingegneria cognitiva che cambia letteralmente il modo in cui il cervello processa l’informazione.
Prendiamo il suo capolavoro sul sistema pensionistico. Qualsiasi economista sa che è demograficamente insostenibile, che le promesse sono irrealistiche, che serve una riforma. Ma questo è linguaggio tecnico che annoia e non mobilita nessuno.
Milei fa tutt’altro. Trasforma una discussione di policy in una denuncia criminale:
“Il sistema pensionistico statale è uno ‘schema Ponzi‘ costruito sulla coercizione, che recluta con la forza nuovi contribuenti, che vengono privati di quasi il 20% del loro reddito. Nemmeno un centesimo dei loro contributi previdenziali viene accantonato, perché tutto viene versato direttamente ai pensionati.”
Osserva la progressione semantica devastante:
- Non “sistema pensionistico pubblico” ma “schema Ponzi”
- Non “contributi obbligatori” ma “coercizione” e “furto legalizzato”
- Non “cittadini” ma “vittime reclutate con la forza”
- Non “redistribuzione generazionale” ma “rapina sistematica”
Poi arriva il colpo di grazia storico: “L’obiettivo dichiarato di Bismarck con l’introduzione dell’assicurazione pensionistica statale era quello di rendere i tedeschi dipendenti dallo Stato. Voleva negare loro l’indipendenza economica.”
Con questa frase, Milei non sta più criticando una policy argentina del 2023. Sta denunciando un complotto secolare che parte dalla Germania di Bismarck e arriva fino a Buenos Aires. Non è più una questione di sostenibilità fiscale – è una guerra esistenziale tra libertà e schiavitù.
Questo è reframing di livello superiore: trasformare questioni tecniche noiose in crociata morale epica. Ogni lavoratore che sente parlare di contributi INPS ora non pensa “tasse per la previdenza sociale”. Pensa “schema Ponzi che mi sta derubando del futuro”.
Il genio sta nel fatto che una volta cambiato il frame, diventa impossibile tornare indietro. Provate a discutere di “sostenibilità del sistema pensionistico” con qualcuno che ha interiorizzato il frame “schema Ponzi”. È come cercare di convincere qualcuno che il veleno fa bene alla salute.
Per chi vuole approfondire come funziona questo “furto generazionale” nel sistema italiano, economisti indipendenti hanno fatto un’analisi definitiva dell’INPS che dimostra scientificamente il meccanismo ai danni di lavoratori e imprese.
Il principio di fondo è questo: non combattere mai sul terreno scelto dagli avversari. Se non puoi vincere la discussione, cambia la discussione. Non è manipolazione – è strategia comunicativa di livello superiore.
11. Economia dell’Attenzione: polarizzare per dominare
Milei ha capito una cosa che molti imprenditori ancora ignorano (cercando di piacere a tutti): nell’era dei social media, l’attenzione è più importante del consenso.
Meglio essere odiati da metà del paese e adorati dall’altra metà, che essere ignorati da tutti. È il principio che Claude Hopkins chiamava “dramatic advertising” nel suo Scientific Advertising del 1923: “Il pubblico ignora la pubblicità tiepida, ma ricorda quella che polarizza”.
Le sue uscite più controverse – dalla motosega brandita ai microfoni alle urla nei talk show, dal “Viva la libertad, carajo!” gridato sul palco – non erano “perdite di controllo” di un pazzo. Erano content marketing strategico calibrato per dominare ogni ciclo di notizie.
Ogni provocazione generava un effetto moltiplicatore devastante:
- Centinaia di articoli di giornale (earned media completamente gratuito)
- Milioni di condivisioni sui social (amplificazione organica)
- Ore di dibattito in TV (dove lui non doveva neanche essere presente)
- Migliaia di meme creati gratuitamente dai supporter

Ha trasformato l’indignazione dei suoi avversari nel suo canale di distribuzione principale. Ogni attacco mediatico diventava carburante per il suo storytelling del “outsider contro il sistema”.
Ma c’è un livello ancora più sofisticato: Milei ha capito che nell’information overload dell’era digitale, solo l’estremo spacca il rumore di fondo. Robert Cialdini lo spiega perfettamente in Influence: il cervello umano ha meccanismi di attenzione selettiva che filtrano automaticamente tutto ciò che è “normale”. Per emergere devi essere drammaticamente differente.
Il risultato? In un panorama mediatico dove migliaia di politici dicevano cose sensate e misurate che nessuno ricordava, Milei è diventato l’unico di cui tutti parlavano. Anche chi lo detestava era costretto a confrontarsi con le sue idee.
12. Dominio pop: La strategia alla “Gramsci” per YouTube e social
La strategia marketing di Milei si è basata sull’uso intensivo di dirette YouTube, reel sui social, messaggi provocatori e identità di marca molto marcata.
I numeri:
- Milioni di visualizzazioni su TikTok
- Contenuti virali con sottotitoli accattivanti
- Linguaggio informale e meme per giovani
- Rete di influencer affini ideologicamente
Così ha riscritto le regole del marketing politico.

Mentre i politici tradizionali investivano fortune in TV, radio e giornali – canali controllati dall’establishment che già lo odiava – Milei ha fatto una scommessa che sembrava folle. Ha ignorato completamente i media mainstream e ha costruito la sua media company personale.
È la stessa strategia che Antonio Gramsci teorizzava negli anni ’30 con il concetto di “egemonia culturale“: per vincere politicamente, devi prima vincere culturalmente. Ma Gramsci pensava alla cultura alta – intellettuali, università, editoria. Milei ha applicato il concetto alla cultura pop digitale.
La formula era semplice ma geniale: contenuti virali su TikTok, Twitter, Instagram e YouTube con frammenti di interviste e discorsi editati con sottotitoli accattivanti ed effetti sonori.
Ha preso lezioni universitari di economia e le ha trasformate in meme politici che si diffondevano organicamente. E così ha ottenuto l’appoggio anche di Elon Musk, decisivo nell’amplificare i numeri.
Pensa all’Italia: con le dovute differenze di contenuto ed epoca, è la stessa strategia che nel 2007 ha reso Beppe Grillo un fenomeno politico. Prima blogger, poi comico virale, poi leader di movimento – che qualche anno dopo ha conquistato il 50% dei voti del Sud Italia.
13. Messaggi “politicamente scorretti” come strategia
L’ultimo elemento della strategia Milei – e forse il più controverso – riguarda l’uso deliberato di messaggi “politicamente scorretti” come tecnica di marketing avanzata.
Le sue dichiarazioni incendiarie su economia, politici tradizionali, femministe o sindacati hanno generato titoli costanti e mantenuto l’opinione pubblica e i suoi detrattori a parlare di lui.
Ma non è casualità o mancanza di controllo. È controversia strategica – Al Ries e Jack Trout docet.
Milei ha capito che nel rumore mediatico contemporaneo, la correttezza politica è diventata una commodity. Tutti i politici dicono le stesse cose “giuste”, “misurate”, “responsabili”. Il risultato? Nessuno li ricorda.
Lui ha fatto l’opposto: ha detto sistematicamente cose che facevano saltare sulla sedia metà del paese. E questo ha generato tre effetti strategici devastanti:
Primo effetto: massima differenziazione. In un mare di messaggi indistinguibili, il suo era l’unico che spaccava. Claude Hopkins lo spiegava già nel 1923: “L’advertising che non disturba nessuno, non convince nessuno”.
Secondo effetto: tribal identification. Chi si sentiva “ignorato e stanco del discorso moderato della politica convenzionale” finalmente aveva qualcuno che esprimeva la sua frustrazione. È quello che Seth Godin chiama “costruire la tua tribù” – creare appartenenza attraverso l’esclusione.
Terzo effetto: visibilità gratuita perpetua. Questa polemica costante ha generato visibilità gratuita su media ufficiali e reti social, servendo come amplificatore del messaggio senza necessità di grandi investimenti pubblicitari.
Anche se inaccettabili per molti, questi messaggi si sono connessi con chi si sentiva “ignorato e stanco del discorso moderato”.
Ma attenzione: questa tecnica funziona solo se c’è sostanza dietro. Non basta essere provocatori – devi anche avere credibilità teorica. Milei può permettersi di dire cose “scioccanti” perché ha studiato e insegnato economia per vent’anni. La provocazione senza competenza è solo rumore.
Il principio finale che ogni marketer deve capire: in mercati saturi di messaggi “sicuri”, la provocazione intelligente è l’unica strada per emergere.
Ma deve essere provocazione autentica, non costruita a tavolino. La gente sente la differenza tra chi dice cose scomode perché ci crede, e chi le dice solo per far parlare di sé.
Come scriveva David Ogilvy: “Se non riesci a essere brillante, almeno sii coraggioso”. Milei è stato entrambi.
Come applicare le strategie Milei al tuo business
Per Imprenditori e Consulenti
1. Trova il tuo “nemico comune”: Non i concorrenti diretti. Il problema sistemico che unisce te e i clienti.
- B2B: “La burocrazia aziendale”
- Fitness: “La lobby delle diete vegane”
- E-commerce: “Le mega-corporation senza volto”
2. Costruisci la tua identità di marca: Come il “león” di Milei, trova il simbolo che ti rappresenta immediatamente.
3. Racconta sempre la stessa storia: La tua “storia d’origine”. Perché fai quello che fai. Ripetila fino alla nausea.
4. Domina il digital come Milei: TikTok, YouTube, podcast. Milioni di visualizzazioni richiedono strategia content ossessiva.
5. Sii specifico fino alla provocazione: Meglio far arrabbiare il 50% che lasciare indifferente il 100%.
6. Trasforma le critiche in carburante: Ogni attacco rafforza la tua posizione con la tribù.
7. Cambia il frame del dibattito: Non difendere prezzi alti – riposizionati come “creo valore che altri non danno”.
Per Marketer e Copywriter
1. Usa la formula persuasiva: Problema → Problema peggio → Catastrofe → Soluzione → Benefici
2. Crea impossibilità teoriche: Trasforma preferenze in necessità scientifiche. Non “preferisco X” ma “X è l’unica soluzione possibile”.
3. Costruisci eroi, non clienti: Chi compra da te non acquista prodotti – diventa membro di una categoria superiore.
4. Reframing semantico: Cambia le parole chiave del settore. Da “costo” a “investimento”, da “problema” a “opportunità”.

Il lato oscuro: quando la retorica incontra la realtà
Le tecniche che portano al potere non sempre funzionano per governare.
Promesse estreme vs realtà istituzionale. Provocazioni che causano crisi diplomatiche. La motosega che ora deve fare i conti con 45 milioni di argentini.
Lezione per marketer: Tecniche aggressive di acquisizione ≠ strategie di retention. Chi compra spinto da paura/rabbia spesso abbandona quando la realtà è più complessa della promessa.
Il riconoscimento dell’esperto: Cosa rende unico il fenomeno Milei
La conferma più autorevole dell’efficacia delle tecniche Milei arriva da Rainer Zitelmann, storico tedesco e autore di La forza del capitalismo.
La prima volta che Zitelmann sentì parlare di Milei fu attraverso Google Alert: in un’intervista, Milei disse che avrebbe passato il pomeriggio a leggere proprio il libro di Zitelmann. Non era propaganda – era genuina fame intellettuale.
Ma quando Zitelmann visitò l’Argentina nel 2022 durante il suo “Liberty Road Trip”, notò immediatamente tre elementi che distinguevano il movimento Milei da tutti gli altri movimenti libertari del mondo:
“I sostenitori di Milei avevano chiaramente una profonda conoscenza del marketing e delle pubbliche relazioni; piuttosto che cercare di convincere altri intellettuali del valore delle loro idee, si rivolgevano alla gente comune, compresi gli operai.”
Ecco il punto cruciale: la maggior parte dei movimenti libertari fallisce perché parla solo agli intellettuali. Milei ha fatto l’opposto – ha preso teorie complesse e le ha rese accessibili ai tassisti, agli operai, ai giovani disoccupati.
L’Italia ha bisogno dello stesso tipo di interventi radicali che Milei ha portato in Argentina. È lo stesso problema che ci stiamo ponendo in molti all’interno del movimento Drin Drin.
Zitelmann individua le tre condizioni essenziali per una rivoluzione capitalista:
- Crisi economica profonda (inflazione, disoccupazione)
- Idee giuste già circolanti (lavoro pluriennale di think tank)
- Leader carismatico che riprenda e diffonda queste idee
“Pochissimi scienziati sono stati geni dell’autopromozione. È una caratteristica più associata ad artisti e musicisti. Milei è una delle rare eccezioni.”
E qui sta la lezione finale: le idee migliori del mondo sono inutili senza marketing efficace. Come scrive Zitelmann: “Le idee di libertà e capitalismo sono inutili se non vengono comunicate efficacemente con le giuste strategie di marketing e pubbliche relazioni. Questo è ciò che possiamo imparare da Javier Milei.”
Conclusioni: Il marketing è sempre stato politica
Checchè se ne pensi di Javier Milei, c’è da prendere nota.
La sua ascesa repentina – nonostante la promessa (mantenuta) di voler smantellare gran parte dello Stato assistenzialista argentino – è di insegnamento sia nel contenuto che nel metodo.
Ha preso un prodotto intellettuale di estrema nicchia (scuola economica austriaca) e l’ha trasformata in movimento popolare. Ha venduto identità, non programmi. Ha creato appartenenza, non consenso.
E questo è esattamente quello che devi fare.
Non vendere prodotti. Vendi identità. Non cercare clienti. Crea una tribù. Non proporre soluzioni. Offri una rivoluzione.
Il mondo è pieno di economisti che capiscono l’inflazione. Ma uno solo di loro Milei – è riuscito a diventare presidente dell’Argentina e a ridurla davvero – dal 211% di fine 2023 a circa il 47% a metà 2025 (con proiezioni di discesa al 14% nel 2026).
Il tuo mercato è pieno di esperti nel tuo campo. Ma quanti sanno raccontare una storia che cambia la vita delle persone?
Nel marketing, come in politica, non vince il migliore. Vince chi sa vendere meglio la propria storia.
Risorse per Approfondire
Libri consigliati:
Analisi tecniche:
- Studio New Brand: analisi strategica dettagliata delle tecniche digital di Milei
- Live INPS: analisi economica del sistema pensionistico italiano
Per implementare queste strategie nel tuo business, il framework completo lo trovi in Sfornaclienti – il libro che ha rivoluzionato il marketing di centinaia di imprenditori italiani.
Vuoi trasformare il tuo business usando le tecniche di persuasione più efficaci? Inizia dalle basi: una storia potente, un nemico chiaro e la costanza di ripetere il messaggio fino a quando non diventa inevitabile.