Cosa fa un consulente aziendale: la guida pratica del Baffo

Perché questa guida (e perché ora)

A fine agosto 2015 ho aperto CopyPersuasivo.com come laboratorio per testare scrittura persuasiva, automazioni e ads sul campo.

Ho commesso parecchi errori, prima di ingranare.

Ho reinvestito costantemente (in formazione, consulenza e altre aziende). E ho imparato a distinguere “chi fa cose” da chi cambia il modo in cui prendi decisioni.

Qui rispondo alla domanda: cosa fa davvero un consulente aziendale? E come valutarlo? Troverai distinzioni chiave, criteri pratici e link di approfondimento.

Cos’è (e cosa non è) un consulente aziendale

Definizione operativa

Secondo il veterano della consulenza, David C Baker, un consulente è qualcuno il cui pensiero è richiesto e pagato con regolarità. Non è un esecutore e non si fa pagare a ore.

È chi mette in ordine i nessi causali, separa sintomi e cause, propone ordini di priorità e criteri, non solo attività.

Chi NON è un consulente

  • Il venditore travestito che “regala consigli” per piazzare un prodotto
  • Il freelance che prende il brief come Vangelo e chiede “quante unità e per quando?”
  • Chi millanta un acronimo altisonante per il suo “metodo” e un fittizio ® al posto di prove, casi studio e IP reale

ATTENZIONE: Non risulterai autorevole finché non diventi un autore.

Guarda questo video per imparare come progettare, produrre e pubblicare un Libro persuasivo in meno di 3 mesi.

Come crea valore un consulente

Quattro ingredienti difficili

Insight, obiettività, coraggio, empatia. Sono semplici da scrivere, duri da applicare quando servono decisioni impopolari.

E richiedono anni di lavoro non solo dietro le quinte (con i clienti), ma anche e soprattutto in pubblico.

Il problema di molti miei colleghi che si dicono “consulenti marketing” è che in realtà non hanno pensieri propri, né libri pubblicati o marchi registrati, e vendono semplicemente le proprie ore lavoro. Ribadiamo dunque:
Consulente ≠ Lavoratore Freelance

In ogni business c’è bisogno anche di implementatori, ma ciò che si paga tanto (perché rende tanto) è l’expertise, non l’implementazione.

Metodologia, non slogan

Nella pratica significa: diagnosi standardizzate, protocolli, modelli decisionali, confini di progetto chiari, KPI, prezzi alti (ma che rendono il ROI possibile) e pagamenti anticipati.

IP proprietaria (non il cognome su una slide)

Per IP intendo metriche, checklist, benchmark e questionari che generano dati difficili da contestare, non un nome con ® appiccicato.

E tutto ciò deve essere TUO, e autentico. Non qualcosa che hai comprato (o peggio, copiato) da altri.

Se questa prospettiva ti spaventa, non disperare. Probabilmente nella tua carriera hai accumulato abbastanza know-how da trasformare in soldi. Guarda il video qui sotto per capire come fare:

Se vuoi verificare marchi e titoli, qui trovi la banca dati ufficiale UIBM e la sezione sui marchi. Ufficio Italiano Brevetti e Marchi

Se vuoi capire come proteggere il tuo marchio, guarda qui.

Per un approfondimento generale vedi Proprietà intellettuale (Wikipedia).

Gratis o caro? Non c’è una via di mezzo felice

Dopo averne provate di tutti i colori, ho capito che non esiste terra di mezzo felice:
o gratis (articoli, podcast, newsletter)
o caro (consulenza personalizzata).

Questo è il modello di business ideale.

Le proposte a prezzo “medio” sono quelle per cui tu Consulente ti arrabbi perché dai troppo senza ritorno. E il cliente è troppo poco coinvolto per prendere sul serio i tuoi consigli e AGIRE (unico modo per scoprire la verità e ottenere risultati).

Ma c’è anche un paradosso produttivo che tanti colleghi ignorano: più casi studio, insight e consigli regali in pubblico, più corta diventa la trattativa in privato per applicare tutto ciò al caso specifico di QUEL cliente.

Questo accade perché se pubblichi in modo strategico e continuo arrivano persone che “ti conoscono già”.
E queste persone ti rispettano – o magari ammirano – e dunque  ti chiedono innanzitutto di pensare e dirigere, non di eseguire.

A meno che tu non sia già famoso, il modello funziona solo se lo porti avanti per intero. Cioè, devi pubblicare tanto gratis per poter imporre prezzi alti.

Il modello sano:

Gratis in pubblico: insight, casi studio, podcast, newsletter.

Caro in privato: progetti episodici ad alto impatto.

Questa asimmetria riduce la fatica e i tempi in fase di vendita: chi arriva “ti conosce già” e ti chiede direzione, non manodopera.

Prezzi e valore

Se ti interessa la logica economica dietro alle fee per valore – e non per ore o costo+ricarico – scopri il “value-based pricing”, che ho imparato da Alan Weiss, Blair Enns e Dan Kennedy.

Non paghi le informazioni, ma il modo in cui le uso.

Micro, PMI e grandi organizzazione: come cambia il ruolo del consulente

Nelle micro e piccole

Il consulente è un catalizzatore: mette a fuoco, taglia il superfluo, imposta poche routine/campagne che generano cassa, autorevolezza e tempo per l’imprenditore.

Nelle medie e grandi

Diventa “dissuasore di sciocchezze”: addestra i team, allinea le varie parti in causa, usa i dati per superare l’inerzia.

In entrambi i casi è lavoro episodico e intenso, non babysitting infinito.

Per vedere un esempio di successo, guarda cosa ha fatto Filippo Fischietti nel settore assicurativo. A differenza di tanti semplici venditori, lui si è fatto pagare la consulenza:

I confini che proteggono i risultati (e salute mentale)

Cinque regole che applico

  1. Parlo solo coi decisori. Chi non può pagarmi e non controlla il budget può solo aiutarmi ad arrivare a chi decide. E a quel punto discutiamo priorità e responsabilità.
  2. La cadenza delle call la definisco in base agli obiettivi (no a scadenze fisse)
  3. Niente WhatsApp: si lavora in un gestionale condiviso; chat solo per thread ordinati.
  4. Scopo del progetto elastico ma governato dal consulente: tu vuoi risultati, io scelgo la strada più veloce e sostenibile.
  5. Pagamenti anticipati: ho pochi slot e pochi clienti di alto valore, e sei tu che devi qualificarti come tale.

Domande (da fare e da farti)

Prima di ingaggiare

  • Se potessi sistemare due cose che ti farebbero dormire meglio, quali sarebbero?
  • Quale ipotesi non vuoi mettere in discussione?
  • Hai bisogno di conferme o di fare chiarezza?
  • Se ci rivediamo qui fra 1 anno, cosa deve essere successo per farti sentire che la collaborazione è stata un successo?

Durante l’ingaggio

  • Che dati useremo per misurare i miglioramenti?
  • I decisori sono presenti quando si decide?
  • Di chi è la responsabilità di eventuali ritardi?

Per approfondire, ascolta come si avvia un business di consulenza – anche in un mercato affollato.

Grazie al mio metodo, anche Alessandro Bergamin ha cominciato a vendere consulenze… tramite un podcast gratis

Checklist rapida per scegliere

Valuta questi 6 punti

  • Posizionamento: ci sono 10 pari a me nel “cosa” ma nessuno nel “come”?
  • Pipeline: ho più opportunità in vista della capacità effettiva di sfruttarle (così posso dire di no)?
  • Cassa: quanti mesi di autonomia ho prima di fare la fame? Ovvero (patrimonio + crediti) / spese mensili.
  • IP: quale strumento proprietario svilupperai nei prossimi 12 mesi?
  • Regole: parlo sempre solo con il decisore? Guido io la definizione del progetto? Mi faccio pagare almeno una parte in anticipo?
  • Salute mentale e fisica: sto seguendo la mia agenda o quella degli altri? Dedico abbastanza tempo a curare il mio benessere?

Letture e risorse utili

Conclusione

L’ultima volta che hai pagato un consulente è stato per sentirti dire ciò che volevi, o per farti vedere ciò che evitavi di vedere?

La risposta vale più di qualsiasi acronimo o nome altisonante.