Le lezioni di Purpose & Profit, che ho già vissuto per 10 anni e che possono trasformare anche la tua carriera

Chi è Dan Koe e perché il suo libro conta davvero
Dan Koe è un imprenditore digitale americano che ha costruito un personal brand potente partendo da un concetto semplice ma rivoluzionario: lo scopo non si trova, si costruisce attraverso l’azione.
Nel suo nuovo libro Purpose & Profit, smonta i miti più diffusi su scopo, lavoro e realizzazione personale. Non c’è bisogno di “trovare la propria passione” o “aspettare l’illuminazione”: ciò che conta è iniziare a risolvere problemi reali per persone reali.
L’imprenditoria per evolverti, non (solo) per far soldi
Koe mette in discussione sia l’idea classica di una “vocazione fissa” da scoprire, sia l’ossessione moderna del “segui la tua passione”.
Entrambi questi paradigmi—per quanto seducenti—sono trappole mentali.Ti paralizzano. Ti fanno aspettare il momento perfetto, la rivelazione, l’epifania che non arriva mai.
Mentre tu aspetti chiarezza, altri costruiscono.
Mentre tu cerchi la passione, altri fatturano.
Al contrario, Koe propone una via contemporanea fondata sull’imprenditorialità—non solo come modello di business, ma come percorso evolutivo.
In questo schema, non si parte dalla passione, ma dai problemi. Risolvi sfide concrete per persone reali. Lo scopo emerge da solo. Attraverso vincoli, ripetizione e contributo costruisci allineamento. E da lì conquisti anche la chiarezza.
È l’approccio degli antichi stoici: verba volant, scripta manent. Le parole volano, i fatti restano.
Non aspetti l’ispirazione. Agisci. Il mercato ti dirà se hai ragione. I clienti ti diranno se risolvi davvero il loro problema. I risultati ti diranno se stai costruendo qualcosa che vale.
La passione? Arriva dopo. Quando vedi che quello che fai funziona. Quando trasformi problemi in soluzioni. Quando i tuoi clienti ti ringraziano per avergli cambiato la vita.
Prima costruisci valore. Poi arriva tutto il resto
Il modello proposto da Koe richiama concetti espressi da Cal Newport e dall’Ikigai giapponese, basati sulla convergenza tra:
- ciò in cui sei bravo,
- ciò di cui il mondo ha bisogno e
- ciò per cui puoi essere pagato.
Il risultato è una mappa potente per chiunque voglia qualcosa di più rispetto a comfort e distrazioni.
Cosa smonta Dan Koe: i miti su passione e realizzazione
- L’illusione che serva prima la chiarezza per poi agire.
- Il mito del “momento giusto” per iniziare qualcosa di importante.
- L’idea che senza ispirazione non si possa costruire nulla di valore.
Tutte queste convinzioni portano solo a paralisi. Si resta fermi, si aspetta, si rimanda. E intanto il tempo passa.

Cosa propone Dan Koe: costruisci, non cercare
Dan invita a cambiare approccio: non cercare lo scopo, costruiscilo. Risolvi problemi, apprendi competenze, costruisci valore.
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Il mio percorso: perché questo libro mi ha colpito così tanto
Nel 2010 ero a Tel Aviv per la tesi, ma perso nella vita. Dieci anni dopo: moglie, due figli, business profittevole, proprietà immobiliari, rendite passive, tempo per salute, svago e famiglia.
Non è stato un caso. È stato frutto di azione. Progettualità. Tanti buchi nell’acqua, tanti rifiuti e ancora più successi graduali che mi hanno dato propulsione.
Quando ho letto Koe nel 2025, l’ho riconosciuto subito: stava descrivendo il percorso che avevo vissuto anch’io.
Dan è molto più giovane di me. E, lo ammetto, 10 anni fa sarei stato uno delle decine di migliaia di ragazzi che pendono dalle sue labbra.
Ora scrivo da 38enne che è passato dall’essere al verde e confuso a una persona realizzata e prospera in tutti gli ambiti della vita.
A inizio 2015 ancora non avevo idea di quale sarebbe stato “il mio posto nella società”.
Peggio ancora: ero vittima dell’idea di doverne trovare uno.
I soldi mi sembravano sporchi, una roba che corrompe. Il successo? Riservato agli spregiudicati o ai fortunati.
Da adolescente e ventenne avevo frequentato circoli socialisti, soprattutto perché ero frustrato. E come tanti mi piaceva dare sempre la colpa dei problemi (miei e del mondo) a qualcun altro.
Così ho finito per sprecare anni della mia vita. Ho cercato di integrarmi in un gruppo di persone arrabbiate, ipocrite e pigre. Erano miei amici, ma non mi aiutavano.
Nato per creare, ma sabotato da cattive convinzioni
Ripensandoci, credo di essere sempre stato portato a creare e costruire.
Anche durante l’era di Myspace (2005-2006), mi davo da fare per promuovere la mia musica.
Non avevo un portatile, quindi andavo a piedi a un internet point gestito da pakistani a Roma e pagavo 2,50 euro all’ora per usare un browser. Da studente squattrinato, passavo ore ogni giorno a cercare di far sì che etichette e locali notassero le mie band. Col senno di poi, non avendo ancora competenze di copywriting e marketing, ero uno spammer ante litteram.
Ma ho commesso un enorme errore: ho fatto in modo che tutto ruotasse intorno a me e al mio “prodotto”.
Era pura autoespressione, e il mondo avrebbe dovuto “capirla”. Rifiutavo i generi. Maledicevo i critici che si aspettavano coerenza. Volevo essere visto, non servire.
Ero ostile all’idea stessa di “mercato”. Quella mentalità, unita alla mia totale assenza di capacità imprenditoriali, mi ha portato ad abbandonare completamente la musica per i successivi 15 anni.
La verità è che non pensavo di poterci vivere. E non ero pronto a sacrificare tutto per provarci.
Così ho voltato pagina. O meglio, mi sono lasciato trasportare dalla corrente.
Ma lentamente, dolorosamente, ho iniziato a capire una cosa: risolvere problemi reali per persone reali è il modo in cui si scopre in cosa si è bravi e perché è importante.
Salto in avanti ad aprile 2025. Da iscritto di lunga data alla newsletter di Dan Koe, prendo il suo nuovo libro. Inizio a leggere, senza aspettarmi molto, e mi ritrovo immerso.

Anche se non lo dice mai apertamente, Purpose & Profit parla dell’epidemia di insensatezza.
È qualcosa a cui penso da anni. Qualcosa che vedo diffondersi a macchia d’olio, soprattutto qui in Occidente.
La mia vita oggi: intenzionale, non casuale
A differenza della maggior parte dei libri di auto-aiuto, il libro non predica. Descrive. E ci ho potuto vedere me stesso, sia chi ero che chi sono diventato.
Mentre scrivo, mi trovo nella situazione migliore in cui sia mai stato:
Una moglie amorevole. Due figli. Un’attività digitale redditizia. Diverse proprietà immobiliari. Un reddito passivo sufficiente a coprire più di tre volte le spese della mia famiglia. Un sacco di tempo per prendermi cura della mia salute. E una cerchia ristretta e attiva di amici e parenti.
Non è successo per caso. Ci sono voluti progettazione. Impegno. Coraggio.
E sì, un pizzico di fortuna.
Ma non sono cieco rispetto a ciò che sta accadendo intorno a me.
L’intelligenza artificiale sta avanzando. Le democrazie sono in difficoltà. E sotto tutto questo, vedo lo stesso vuoto che provavo un tempo, ora diffuso in interi segmenti della società.
L’insoddisfazione è il sintomo. E sta diventando un’epidemia.
Dieci anni fa, ero in una spirale negativa.
Ripenso alla persona che ero 10 anni fa: arrabbiata, confusa, alla deriva.
Bevevo alcol tutti i giorni. Ero intrappolato in cattive abitudini.
Mostravo un vago interesse per la filosofia orientale, una debole spinta verso l’imprenditorialità, ma non avevo ancora idea da dove iniziare.
La musica mi sembrava un lusso che non potevo permettermi. Il lavoro mi sembrava una prigione da cui non potevo fuggire.
Ciò che mi ha salvato è stata la curiosità.
Anche mentre lavoravo, usavo il tempo libero per immergermi in argomenti che un tempo avevo rifiutato: vendite, marketing, persuasione. Cose che la mia università non mi aveva mai insegnato e che in precedenza avevo liquidato come manipolative.
Questo ha cambiato tutto.
Un giorno, mi sono imbattuto in “The 4-Hour Workweek“ di Tim Ferriss. Poi in “The Millionaire’s Fastlane” di MJ De Marco. Quei libri mi hanno aperto una porta.
Non ho mai voluto lavorare quattro ore a settimana.
Volevo solo la libertà di svegliarmi e ossessionarmi su ciò che mi interessava veramente.
Non mi importava di diventare milionario o di guidare una Lamborghini. Vivevo (e vivo) in Italia, dove tutto costa molto meno che negli Stati Uniti.
I miei sogni erano più semplici: costruire qualcosa di mio. Viaggiare. Passare quanto più tempo possibile con la donna che amo.

Imprenditorialità come adattamento e significato
Ferriss e De Marco mi hanno introdotto a un percorso diverso: l’imprenditorialità come un modo per riacquistare tempo e concentrazione.
Mi ci sono buttato. E ho ricostruito la mia vita.
Ciò che mi ha alimentato è stata una convinzione radicata nell’evoluzione: adattarsi o soffrire.
Scelte difficili, vita facile.
Scelte facili, vita difficile
- Jerzy Gregorek, citato da Naval Ravikant
Immaginavo che se avessi potuto condividere le ricompense con le persone che amo, sarebbe stato sufficiente. Questo mi avrebbe dato il significato che cercavo.
E ha funzionato.
Mi sono concentrato senza sosta sulla costruzione di qualcosa di solido. Ho imparato competenze tecniche: copywriting, vendite, strategie di marketing, pubblicità digitale e offline, gestione del personale, tasse e investimenti.
Ho rischiato e fallito diverse volte. Poi ho di nuovo abbandonato la mia zona di comfort: immobiliare, finanza, negoziazione e gestione di cantieri edili.
Ho monitorato le mie finanze ogni mese. Ho aumentato il mio tasso di risparmio ogni anno. Ho moltiplicato il mio reddito e ho fatto crescere il mio patrimonio netto di quasi il 15.000%.
Ma non l’ho fatto solo per diventare ricco. L’ho fatto per potermi concentrare su ciò che contava davvero.
Ho scelto l’amore con mia moglie. Ho scelto di crescere i nostri figli essendo presente, tutti i giorni.
Ho scelto di viaggiare, di giocare, di creare. Senza essere fissato sul fatturare, impressionare o cercare riconoscimento.
Ora posso.
Posso permettermi di seguire le mie passioni.
Sono tornato a curare il mio blog in inglese (aperto nel 2009). Ho ricominciato a scrivere nuovi romanzi e memorie di famiglia. Ho ricominciato a suonare.
Non per evadere. Non per narcisismo. Semplicemente perché posso. Ed è una gioia.
Perché dedicarmi a tutto ciò invece che continuare a far crescere l’agenzia (facendo soldi più facilmente)?
Perché non ho alcuna pressione finanziaria. Ho riacquistato il mio tempo. Tutto grazie al fatto che ho passato dieci anni a lavorare sodo e in modo intelligente.
📖 Dai un’occhiata ai casi studio di come ho aiutato decine di imprenditori e professionisti a monetizzare tempo e competenze.
Il libro di Koe mi ha aiutato a dare un nome a questo percorso. Non l’ha inventato lui, ma l’ha strutturato in modo brillante.
Alcuni lettori potrebbero dare per scontate le sue intuizioni. Ma se non le hai ancora vissute, se non hai ancora fatto il cambiamento, ti sembreranno rivoluzionarie.

I 3 pilastri del libro Purpose & Profit
1. Scopo e profitto possono (e devono) coesistere
Non devi scegliere tra aiutare gli altri o guadagnare bene. La vera realizzazione nasce quando costruisci qualcosa che serve, che regge, e che ti rappresenta.
2. L’imprenditorialità è un percorso evolutivo
Non serve aprire una startup. Ma serve pensare come un imprenditore. Prenditi la responsabilità del tuo tempo, dei tuoi problemi, delle tue soluzioni. E cresci.
3. Il denaro non è il nemico. È leva.
Soldi = tempo.
Tempo = vita.
Quando sai usarli, i soldi ti liberano. Non ti corrompono.
Ti permettono di realizzarti. Di dire no a ciò che non è allineato con i tuoi valori. Di creare senza dover più “avere un lavoro”.
I soldi sono uno strumento. Come un martello: puoi costruire una casa o spaccare una vetrina. Dipende da chi li tiene in mano.”
Le idee principali della filosofia di Dan Koe
Koe traccia un percorso chiaro attraverso quattro livelli di scopo:
- Sopravvivenza: fare ciò che è necessario per sopravvivere.
- Status: cercare la convalida e il successo.
- Creatività: costruire ed esprimere idee.
- Contributo: usare ciò che si è costruito per aiutare gli altri.
Il libro esorta i lettori ad andare oltre la riflessione egocentrica e intraprendere una creazione disciplinata.
Koe sostiene che l’imprenditorialità non è una carriera, ma una mentalità. Che privilegia azione e iterazione rispetto a comodità e chiarezza.
Basta pianificare. Basta riflettere. Basta aspettare il momento perfetto.
Inizia. Testa. Correggi. Ripeti.
Il mercato ti insegnerà più di mille libri, video o corsi di business.
Per chi sta già costruendo qualcosa, il libro diventa uno specchio:
Stai davvero risolvendo un problema?
Stai crescendo attraverso il disagio?
Sei bloccato in un gioco di status senza accorgertene?
Per chi è ancora in attesa di ispirazione, Koe offre una chiara alternativa: inizia a costruire e lo scopo seguirà.
Perché la maggior parte delle persone si sente vuota anche quando ha “tutto”?
Conosci quel tipo.
Bella casa, stipendio fisso, famiglia, forse anche un po’ di prestigio nel suo settore.
Eppure qualcosa non va. È irrequieto. Insensibile. Sempre a scrollare sui social, alla ricerca della prossima dose di dopamina. O peggio: infinitamente impegnato, ma stranamente morto dentro.
Se ti è mai capitato di guardarti intorno e pensare: “Questo è tutto?”, non sei tu che sei sbagliato. O ingrato.
Stai prestando attenzione. Cerchi una via alternativa al paradigma novecentesco in cui siamo stati cresciuti.
Il problema non è tuo. È del sistema che ci hanno venduto come “normale”..
Ed ecco la scomoda verità:
gran parte di ciò che ci è stato detto su scopo, successo e realizzazione è completamente sbagliato.
Dall’introspezione all’iterazione: un percorso moderno verso il significato
Molte persone affrontano la vita e la carriera con paradigmi fuorvianti, ereditati dalla scuola e dalla famiglia.
In Purpose & Profit, Dan Koe li decostruisce tutti.
Propone invece un modello diverso, radicato nell’imprenditorialità moderna. In questa prospettiva, lo scopo non è un prerequisito, ma un sottoprodotto. Lo costruisci attraverso l’azione, la risoluzione dei problemi, l’iterazione.
Il significato non nasce solo dalla meditazione, ma dal contributo e dalla costrizione: servire gli altri, padroneggiare la propria arte, creare sistemi.
L’imprenditorialità diventa non solo una scelta di carriera, ma un percorso di sviluppo personale. Ti costringe a crescere in proporzione alle sfide che affronti.
Come dicevano i latini: per aspera ad astra. Attraverso le difficoltà si arriva alle stelle.

Cosa puoi fare adesso (anche se non sei un imprenditore)
- Scegli un problema da risolvere
- Lavora con vincoli reali (tempo, energia, soldi)
- Costruisci, invece di cercare
- Contribuisci. Ripeti. Cresci.
- La chiarezza arriva con l’azione
Hai dubbi?
Lascia che li discuta con te, perché li ho avuti anche io.
Per esempio, potresti pensare:
“Facile dire tutte queste belle cose per Dan Koe. È un creator digitale con milioni di follower. Io ho bollette e responsabilità e parto da zero.”
Vero. Ma Koe non sta suggerendo di lasciare il lavoro o di trasferirsi a Bali. Sta dicendo: costruisci qualcosa di utile al margine. Bastano 30 minuti al giorno in cui ti dedichi alla risoluzione di un problema reale.
Non c’è bisogno di rischiare. Inizia, mettiti in gioco e correggi il tiro man mano che fai nuove esperienze.
“Non so ancora qual è il mio scopo.”
È normale. Koe direbbe: smetti di chiedere, inizia ad agire.
Lo scopo non si scopre meditando e basta. Emerge dal rischiare, mettersi in gioco, e dal ripetuto confronto con la realtà.
La chiarezza si ottiene attraverso l’esposizione.
“Ma voglio amare quello che faccio.”
Certo. Ma l’amore non è istantaneo.
Pensa alle relazioni. Raramente ci si innamora il primo giorno. Si costruisce fiducia. Si cresce insieme. Il lavoro funziona allo stesso modo.
Risolvi qualcosa di importante e l’affetto per il lavoro seguirà.
“E se non fossi un imprenditore?”
Allora non esserlo. Ma puoi ancora affrontare la vita con imprenditorialità: datti da fare, prendi in mano la tua vita, affronta la curva di apprendimento in competenze di valore, soddisfa bisogni reali. Questa mentalità è alla portata di tutti.
“Non si tratta forse una rivisitazione della cultura del lavoro frenetico?”
Solo se ignori la parte in cui Koe insiste su sostenibilità, chiarezza e allineamento interiore. L’obiettivo non è lavorare senza sosta, ma costruire influenza e libertà attraverso la competenza.
“Suona troppo individualista. E la comunità?”
Koe non sminuisce la comunità e le persone attorno a te. Sostiene solo che il tuo contributo migliora una volta che smetti di affidarti a qualcun altro (lo Stato, la famiglia, il “datore di lavoro”).
Costruisci te stesso, poi aiuta gli altri a fare lo stesso.
“Quindi cosa dovremmo fare in pratica?”
Inizia in piccolo. Risolvi i problemi. Segui ciò che ti preoccupa più di ciò che ti entusiasma.
Scegli un vincolo, uno reale. Tempo, denaro, energia. Costruisci qualcosa al suo interno.
Aiuta anche una sola persona, oggi. Offri un prodotto reale.
Scrivi qualcosa di utile. Insegna ciò che hai imparato.
Non aspettare di sentirti allineato al 100%. Agisci, e l’allineamento seguirà.
E ricorda: lo scopo non è qualcosa che cala dall’alto. È l’effetto collaterale di un’incessante e implacabile dedizione.

In sintesi
Chi è Dan Koe?
Dan Koe è un imprenditore digitale e scrittore americano noto per i suoi contenuti su scopo, crescita personale e business online. È autore del libro Purpose & Profit.
Di cosa parla il libro Purpose & Profit?
Spiega che lo scopo non si trova, ma si costruisce attraverso l’azione. Propone l’imprenditorialità come percorso evolutivo.
Questo approccio funziona anche se non sono un imprenditore?
Sì. È utile per chiunque voglia prendere in mano la propria vita professionale e smettere di aspettare il momento perfetto.
Dove trovo una recensione italiana di Dan Koe?
Proprio qui su CopyPersuasivo.com. Questa pagina è una recensione approfondita e vissuta del suo secondo libro, Purpose & Profit.
Trovi un’altra recensione non mia, relativa al suo primo libro, qui:
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